L'avvento del nichlismo: il leone

Nel secondo periodo del suo pensiero - simbolicamente rappresentato dal leone che lacera e distrugge - Nietzsche ritiene che per emanciparsi dalla menzogna e dalle false credenze l'uomo debba spingere alle estreme conseguenze la tendenza verso il nichilismo implicita nella cultura europea, adottando un metodo scientifico e decostruttivo. Non a caso questa fase del pensiero nietzscheano è denominata anche "illuministica". Della scienza Nietzsche apprezza la ricerca degli elementi costitutivi delle realtà indagate, ed è in analogia con tale procedimento che si accinge all'elaborazione di una vera e propria «chimica delle idee e dei sentimenti», allo scopo di rivelarne l'origine umana. La tesi di Nietzsche è la seguente: le grandi costruzioni teoriche della morale, della filosofia e della scienza non sono altro che un'invenzione consolatoria di chi è in cerca di rassicurazione, non potendo tollerare la profonda sofferenza derivante dal disordine, dall'insensatezza e dall'irrazionalità dell'esistere.

In questa prospettiva l'idea di Dio - che è «la nostra più lunga menzogna» - è il prodotto della tradizione meta-fisica, che ha "fuggito" la vita, la natura, il corpo (i valori della «terra»), ponendo il senso dell'essere in una dimensione trascendente.



Secondo Nietzsche è però ormai giunto il tempo di fare a meno di Dio e di tutte le concezioni metafisiche: «Dio è morto», e con lui sono crollati tutti i valori assoluti. In ciò consiste il nichilismo. Con la morte di Dio è venuta meno la possibilità stessa di una verità assoluta, perché non c'è più alcuna entità metafisica, trascendente o immanente, che ne garantisca la necessità e l'universalità. La morte di Dio comporta l'avvento di una dimensione terribilmente difficile da sostenere, perché implica la responsabilizzazione dell'uomo, a cui ora spetta il compito di conferire senso all'universo, un compito così grande e impegnativo da poter essere assolto soltanto da colui che saprà "farsi Dio" egli stesso, che sarà in grado di oltrepassare l'uomo e diventare «oltreuomo», inaugurando una nuova epoca.

Accanto alla critica della metafisica, in questa seconda fase del suo pensiero Nietzsche svolge un lavoro di decostruzione della morale che verrà approfondito nelle opere della maturità. Applicando il metodo genealogico, il filosofo individua l'origine della morale nella volontà di dominio di alcuni individui rispetto ad altri.

In particolare, riconosce la morale cristiana come una «morale del risentimento» (o degli schiavi) prodotta da uomini mediocri, incapaci e repressi, i quali, sopraffatti dall'invidia per i più forti - cioè coloro che sono in grado di sopportare e di accettare la drammaticità della vita -, si rivalgono imponendo a tutti i propri meschini principi: umiltà, povertà, obbedienza, ascetismo, negazione della sessualità e sacrificio della gioia di vivere.

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