La teoria della sessualità

Freud delinea un innovativa teoria della sessualità, intesa, genericamente, come ricerca del piacere erotico. Essa si discosta dalle teorie tradizionali, in quanto considera l'istinto sessuale come un'energia avente caratteri propri, indipendentemente da un oggetto e un fine determinati. La pulsione sessuale viene indicata con il termine libido, cioè una forza che può essere applicata a una molteplicità di oggetti e indirizzata a varie mete, deviando da quella che viene considerata la sua destinazione normale: la procreazione. La plasticità e il polimorfismo della libido consentono a Freud di comprendere non solo il meccanismo di formazione dei sintomi nevrotici, ma anche le cosiddette perversioni sessuali, che appaiono come il diverso orientamento assunto dall'energia sessuale a causa di particolari ostacoli incontrati nel corso del suo sviluppo. 




Una tale concezione dinamica della libido conduce Freud alla scoperta della sessualità infantile e delle sue tre fasi: quella orale, quella anale  e quella genitale. Alla fase fallica risale l'origine di quello che Freud definisce il «complesso di Edipo», cioè la costellazione di emozioni e affetti che si sviluppano nel bambino e nella bambina in relazione alle figure genitoriali. Dalla risoluzione del conflitto edipico (in cui emergono sentimenti ambivalenti di amore per il genitore di sesso opposto e di odio per quello dello stesso sesso) dipende, secondo Freud, la possibilità per l'adulto di avere una vita sessuale "normale" e di evitare la formazione di nevrosi.

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