SISTEMA HEGELIANO

L’IDEALISMO E IL SISTEMA HEGELIANO

Hegel si forma in un periodo di grande fermento culturale, a durante quella svolta epocale costituita dalla Rivoluzione francese, un avvenimento cui, per gli intellettuali e la cultura europea, si legano enormi speranze di rinnovamento del pensiero alla luce dei nuovi ideali di libertà, uguaglianza, giustizia e solidarietà.

Notevole entusiasmo suscita anche la rivoluzione filosofica kantiana, vista come una filosofia della libertà, nonostante da più parti si affermi la necessità di ripensarne alcuni aspetti. La critica si rivolge in particolare alle «scissioni» proprie del sistema kantiano: tra fenomeno e noumeno in campo teoretico e tra dovere e inclinazione nell’ambito morale. A tali dualismi vengono contrapposti, in epoca romantica, l’ideale unitario armonico del mondo greco e un modo di vedere la natura come vita infinita (concetti ritornati nel dibattito filosofico grazie al rinnovato interesse per Spinoza). 






Lo stesso idealismo fichtiano, che si propone di superare i contrasti kantiani nella direzione di una filosofia della libertà, viene a sua volta criticato per la contrapposizione tra Io e non-Io, alla luce di una nuova idea di natura (non più ridotta alla mera opposizione all’Io), che troviamo nella filosofia di Schelling. Il pensiero di Hegel si sviluppa e si inserisce in questo contesto. La filosofia di Kant sarà il suo punto di riferimento costante, anche se spesso critico, così come anche quella di Fichte. 

Già con i suoi primi scritti, che comprendono gli ultimi anni di Tubinga, Berna e Francoforte (raccolti nel ’900 sotto il nome di Scritti teologici giovanili), Hegel si proponeva di conciliare il dualismo di Kant oltre che realizzare il superamento della cosa in sé, che trova nell’idea il suo punto di partenza e di arrivo. Hegel, dunque, propugna un idealismo non «soggettivo» (come Fichte) né «oggettivo» come Shelling, ma assoluto. Con il suo amico Schelling, lavora al Giornale critico di filosofia (siamo nel 1801, all’epoca del suo trasferimento a Jena). Nello stesso periodo scrive Fede e sapere (1802), nel quale si confronta a lungo proprio con Kant, Jacobi e Fichte

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