Hegel - FENOMENOLGIA dello SPIRITO

Sapere assoluto, idealismo, libertà. 

Nella Fenomenologia* dello spirito (1807) Hegel descrive un percorso che parte dalla coscienza così come essa si trova nell’immediatezza del suo emergere dalla natura, fino ad arrivare al sapere assoluto. Compito di quest’opera è: 
1) dimostrare attraverso quali tappe il pensiero dell’individuo passa dalla conoscenza intesa come «sapere comune», a quella filosofica; 
2) descrivere la coincidenza tra le fasi dello sviluppo del sapere del singolo individuo e quelle storiche, attraverso le quali l’intera umanità è passata dall’inconsapevolezza all’autocoscienza. 

Il sapere assoluto è la presa di coscienza della libertà dell’uomo moderno, così come si è realizzata attraverso la rivoluzione francese e la filosofia di Kant. Attraverso questo percorso dialettico vengono ricostruite le tappe gnoseologiche (della coscienza) e storiche che hanno portato l’uomo moderno alla consapevolezza della sua libertà rispetto alla natura, alla cosa in sé, allo spirito. Così Hegel riconosce la “verità” come sciolta da ogni condizionamento esterno, che sia il fatto singolo, l’autorità o se stessa. La verità (sintesi) emerge dal superamento della tesi e dell’antitesi, i quali rappresentano nient’altro che momenti parziali dello Spirito. La verità è, quindi, un’identità tra soggetto e oggetto affermata attraverso un’intuizione intellettuale (in maniera unicamente «soggettiva»), e passata attraverso l’esperienza e la storia, così da non essere solo una semplice asserzione teorica. Quella che nell’idealismo rappresenta una «certezza» (io) viene così elevata a «verità» (idea, spirito). Il percorso della Fenomenologia dello spirito. Nella Fenomenologia la coscienza fa esperienza dei suoi diversi modi di porsi di fronte all’oggetto e al sapere, momenti che non sono casuali, ma si succedono seguendo un preciso sviluppo, che va dall’immediatezza iniziale della coscienza fino al sapere assoluto. Questo cammino si sviluppa attraverso la negazione progressiva di ogni stadio del sapere da parte di quello successivo. Tale processo abbraccia per Hegel i momenti fondamentali dello sviluppo storico-culturale dell’Occidente ove si unificano tematiche di gnoseologia, filosofia trascendentale, filosofia della natura e della religione nella storia del mondo Greco-Romano, Cristiano- Germanico ed europea. Si tratta di posizioni “forti” del sapere di fronte al mondo e la loro crisi, «mondi» (dalla polis greca alla Francia della Rivoluzione e di Napoleone) considerati nel loro fiorire, nella loro potenza e, infine, nel loro declino. Per ogni atteggiamento (o mondo) Hegel individua dei motivi precisi di crisi: rintraccia la necessità della negazione e del tramonto di determinate configurazioni. Lungo il cammino storico, la coscienza sperimenta la sua contraddizione, perché da un lato essa aspira all’unità e, dall’altro, si percepisce mutevole e confusa. Il processo che la coscienza compie per superare questa “infelicità” passa attraverso tre momenti: — la coscienza mutevole: è infelice perché lontana dalla coscienza immutabile (Dio). Questo momento corrisponde alla religione ebraica; — la coscienza immutabile si relaziona con la coscienza singola (individuo), e siamo nel Medioevo, quando si diffonde il cristianesimo; — la coscienza si unisce all’assoluto, nel momento storico del Rinascimento illuminato dalla ragione. L’inizio di questo percorso viene definito da Hegel come in sé, il momento finale, quello dell’unità della coscienza al termine della sua scissione, è il per sé. Struttura della Fenomenologia dello spirito. La Fenomenologia si articola in sei sezioni, che seguono la progressiva acquisizione da parte della coscienza dell’autoconsapevolezza: Coscienza, Autocoscienza, ragione, Spirito, religione e Sapere assoluto. Coscienza, autocoscienza, ragione. Il divenire del sapere, nella vita dell’uomo come in quella dell’umanità, passa dialetticamente dalla coscienza (tesi, da intendersi come momento in cui l’uomo attraverso la certezza sensibile, la percezione e l’intelletto considera i dati della conoscenza come realtà a sé stanti), all’autocoscienza (antitesi, in cui il sapere diventa riconoscimento dell’affermazione dell’uomo sulle cose, indagine sulla loro essenza e negazione della loro estraneità) e, infine, alla ragione (sintesi, all’avvento della quale l’uomo comprende l’identità di pensiero ed essere, di razionalità e realtà, riconoscendo se stesso come il momento in cui il pensiero universale, il logos, riflette su se stesso). Il punto di partenza è sempre la coscienza, momento in cui l’individuo acquisisce la consapevolezza di sé e incontra l’oggetto (percependolo attraverso i sensi), poi raccoglie le sue sensazioni mediante l’intelletto. Quando il soggetto interiorizza l’oggetto, dunque, entra nella fase dell’autocoscienza, in cui l’essere umano si muove nella natura per la soddisfazione dei suoi bisogni tra cui anche quello di realizzarsi attraverso il riconoscimento di un altro essere libero. Tale lotta per il riconoscimento è una lotta a morte, dove perde colui che, temendo per la propria vita, soccombe e si ritrova ad essere il servo dell’altro. Il servo, che lavora per il padrone, in un certo senso gode di un vantaggio: attraverso il lavoro egli dà forma alle cose, le sottrae alla natura, e impara ad elevarsi al di sopra del bisogno immediato, è questo il risultato della famosa dialettica servo- padrone in quanto che il lavoro del servo lo rende superiore al signore ozioso e incapace di provvedere a se stesso. Questa contrapposizione viene essere superata nello stadio successivo, quello della ragione, in cui la coscienza cerca in sé quello che prima anelava nel divino, assumendo in sé la realtà. Il punto di arrivo di questo percorso è l’eticità, situazione nella quale l’agire di ognuno si inserisca, in maniera armonica, nell’agire universale giungendo, così, a quel «noi», a quella totalità autocosciente che è lo spirito. Il capitolo sullo spirito presenta un percorso storico: la Grecia classica («il bel mondo etico», dove lo spirito si presenta ancora nella sua forma immediata), l’Impero Romano (il regno del diritto astratto e della persona), l’età moderna (regno della cultura), l’illuminismo (lotta tra fede e intellezione), la rivoluzione francese (libertà assoluta), la cultura tedesca (concezione morale del mondo, spirito certo di se stesso). Tappe fondamentali del mondo moderno sono la Rivoluzione francese (con essa «il cielo è sceso in terra e vi ha messo radice») e la filosofia di Kant. Hegel insiste sulla dimensione «collettiva» della morale; per il filosofo tedesco, infatti, è la collettività la sede dei valori comuni, un insieme organico di principi, leggi e doveri all’interno del quale la soggettività dei singoli si dissolve. Al di sopra dell’individuo, dunque, vi è un soggetto collettivo, ovvero lo “spirito” in questo caso inteso come «vita etica di un popolo». A questo punto lo spirito si è completamente dispiegato e restano da analizzare i modi in cui conosce se stesso: religione, arte (che qui viene inclusa nel discorso sulla religione) e filosofia

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