Dialettica HEGELIANA

L’assoluto hegeliano e la dialettica. 

Dopo un periodo di vicinanza e di lavoro comune, la posizione di Hegel si distacca nettamente da quella di Fichte e Schelling su un punto fondamentale: il processo logico che porta a determinare l’assoluto e la sua esperibilità per la coscienza.
L’assoluto, al contrario, è totalità vivente e autocosciente: spirito, idea, razionalità che si manifesta, si determina nella realtà e conosce se stesso nelle sue diverse manifestazioni.
Pensare ad un «assoluto indeterminato» (come per Hegel è quello di Schelling o di Spinoza) è solo speculazione filosofica astratta. Nell’analisi hegeliana, l’assoluto è sia principio sia risultato del processo logico-ontologico del pensiero assoluto.

Hegel critica Kant perché non aveva superato il dualismo tra noumeno e fenomeno (pensiero e realtà), Fichte poi contesta l’impossibilità di uscire dall’opposizione tra Io e non-Io. Quanto a Schelling, che pure aveva tentato di unificare soggetto e oggetto, Hegel rimprovera l’eccesso di misticismo che permea la sua impostazione filosofica astratta in quanto finitezza (natura) e assoluto (spirito) non rappresentano due diversi mondi, ma un unico percorso dello spirito assoluto.

L’assoluto hegeliano non è sostanza (come in Spinoza), ma soggetto, principio del proprio svolgimento, movimento dialettico del sapere che realizza se stesso. Così concepito, l’assoluto raggiunge il suo acme nel sapere e, più precisamente, in quelle forme culturali (l’arte, la religione e, più di tutte, la filosofia) in cui prende ad oggetto se stesso.

L’Assoluto incarna, quindi, un divenire che attraverso la dialettica si «dispiega» nella realtà è dinamico e non è un quid immobile, dato una volta per tutte.

Per comprendere la verità (e con essa l’unità degli opposti), bisogna pensare non per rigide contrapposizioni (io-non io), ma adottare un metodo dialettico. La dialettica, dunque, è un metodo di comprensione della realtà, che trova la verità non in una prima affermazione immediata (identità o «tesi») o nella sua negazione altrettanto immediata (negazione assoluta o «antitesi»), ma nella successiva sintesi razionale dei due momenti.

Attraverso questi passaggi dialettici la prima affermazione (tesi) viene modificata e costituisce il risultato di un movimento che passa attraverso la negazione (antitesi) e la determinatezza.
Questo passaggio dialettico consiste in un superamento (traduzione del termine tedesco Aufhebung*, negazione e conseguimento del risultato allo stesso tempo), che conserva quanto è stato superato come parte del processo: quello che viene negato è la sua indipendenza in quanto costituisce solo un «momento» di quella totalità che, per il filosofo di Stoccarda, è il risultato della sintesi del movimento dialettico.


È un comune pregiudizio l’opinione che la scienza filosofica abbia soltanto a che fare con astrazioni, con vuote generalità. In realtà la filosofia vive nell’ambito del pensiero: essa infatti ha a che fare con l’universalità; il suo contenuto è astratto però solo secondo la forma, secondo l’elemento; mentre invece l’idea in se stessa è essenzialmente concreta, poiché essa è l’unità di determinazioni differenti.

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